O meglio, avevo un sogno.
Quando ho iniziato il windsurf, non immaginavo altro nella mia vita, la mia famiglia, mia madre, tutti avevano visto una luce in più negli occhi.
Quando ho iniziato a planare, il sogno non si chiamava più windsurf, si chiamava freestyle.
Quando ho iniziato a fare i miei primi giri, i primi viaggi, il mio sogno era dare un contributo a questo sport, che si evolve nell' attrezzattura ma non nella mentalità, ed era incentivare l'entrata delle donne in questo mondo; qualunque donna, di qualunque età, mamma o non mamma, di qualunque condizione fisica.
Mesi fa lo avevo intuito, in questi giorni ho avuto la conferma, questo non è uno sport per uomini, è uno sport DI uomini. La donna quando inizia a progredire diventa una presenza strana/estranea, quando poi inizia a ragionare… No comment.
Ringrazio di cuore tutti gli amici dell' awiv che sono sempre stati fantastici con me, e non perché sono una donna, e mi hanno sempre incoraggiata, ma quando ti senti dire, a due anni di windsurf, nonostante un ragionamento in linea con quello altrui, che "in vent'anni saprò quello che scrivo, provare per credere" e ti chiedi "ma come? Ho "concordato su tutto", prima ci stai male, e tanto, poi ti chiedi dove hai sbagliato, poi intuisci che lo sbaglio è dimostrare di ragionare, vai fuori con i tuoi amici e non hai più voglia di parlare, di raccontare le tue esperienze perché in fondo "Sei solo una donna".
Nel 2017, è una cosa talmente triste che verebbe da gridare vendetta, ma poi la delusione è tale che, nonostante l'incoraggiamento, l'immenso affetto dei più, ti arrendi ad un sistema che non cambia e di lottare non ne hai voglia.