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1 Novembre 2017 alle 18:31 #13418
…. non lo troverete tra le seguenti parole, ma in seguito alla richiesta di un amico, che sempre ringrazio per l’immeritata fiducia, ma soprattutto per darmi l’opportunità di conoscere il windsurf da un’altra prospettiva, scrivo qualche parola sulla tipologie di vele, ed alberi, basandomi unicamente su quello che ho studiato da Tricktionary.
Per i nostri livelli, ancora orgogliosamente principianti, ci basta conoscere le seguenti tipologie di vele:
wave: nate per le onde e per condizioni di vento forte. Sono molto leggere e resistenti, dovendo, talvolta, essere travolte dalle onde. A livello visivo, si riconoscono perché hanno una base della vela (la parte che dalla bugna arriva al piede d’albero) piuttosto alta. Pensate per il wave sailling (surfare un’onda con la tavola a vela), devono quindi essere molto maneggevoli. Ne esistono di molto potenti o motlo neutre a seconda del gusto/condizioni. Sono solitamente piu resistenti visto che devono affrontare le onde. Si prestano anche ad essere usate per condizini di bump & jump e/o flat water freeride con vento forte principalemnte perche le vele freeride/freerace/race sono commericalizzate nelle misure piu grandi (dalla 6 in su)
Freestyle: naturalmente leggere anch’esse, pronte ad una partenza rapida e resistenti; la base della vela è più bassa rispetto alle wave . devono essere leggere, garantire spunto in planata, accelerazione e pop. Per essere il piu leggere possibile in alcuni casi posso risultare piu delicate (solitamente il monofilm liscio prevale sul tramato). Hanno un centro velico molto avanzato (necessario per dare equilibrio verticale alla vela durante le manovre) che le rende meno comode e performanti in andatura
Queste due tipologie di vele, sono quelle che più si distinguono, rispetto alle altre, date le condizioni e gli obbiettivi per i quali sono disegnate.
A seguire ci sono le freemove solitamente a 5 (le misure piu grandi 6) stecche, vogliono essere simplici (molto plananti, feeling leggero e facilmente maneggevoli). Indicate per venti medio-leggeri, solitamente usate nelle misure dalla 6 alla 8. Ideali per tavole freeride dai 100 ai 140 litri o freewave dai 95 ai 115 litri. che la nota enciclopedia suggerisce per i principianti e le ragazze ( il paragone è irriguardoso, grrrr ) e le freeride/ freerace vele a 6/7 sette stecche, in grado di sviluppare maggior velocità rispetto le vele freemove. Possono risultare piu impegnative fisicamente ma sicuramente offrono piu emozioni in termini di performance. Consigliate su tavole freeride, freerace e slalom. disegnate con la base della vale più bassa tra tutte e per una planata veloce; le vele, racing (slalom), formula, provviste di camber, mi limito a citarle per opportuna conoscenza.
Per quel che concerne gli alberi, possono essere sdm (standard diameter mast) solitamente usati per vele freeride/freerace/slalom dalla 6 metri in su o rdm (reduce diameter mast) principalmente per vele wave/freewave/freestyle (qualche vela freerace e slalom è disegnata per RDM). L’IMCS (rigidità dell’albero) è fissa per ciascuna misura. Variano molto le % di carbonio. Piu carbonio, piu è leggero l’albero ma soprattutto reattivo. Per qualunque tipologia di vela e disciplina, la maggior % di carbonio garantisce la miglior performance. Un’albero 100% carbon garantisce piu spunto in planata ed accelerazione rispetto un albero con meno carbonio. In casi di sovrainvelatura, soprattutto rider leggeri, possono trarre piu vantaggi da un albero con meno carbonio (quindi piu morbido e meno reattivo); sull’albero, oltre alla misura, ed alla percentuale di carbonio, di cui dirò a breve, è indicato l’IMCS (index mast check system) che è il parametro utilizzato per “calibrare la rigidità e la curva dell’albero” (cit.); di massima la rigidità viene indicata, con i seguenti numeri: 17 per i 3,70 metri – 19 per i 4 metri – 21 per i 430 metri – 25 per i 460 metri – 28 per i 490 metri -32 per i 520 metri.
Sulla percentuale di carbonio, mi limito a riportare un concetto che mi è piaciuto molto: non bisogna considerare tanto il peso a terra, quando la reattività in acqua; in linea di massima, per l’acqua piatta in particolar modo, mi pare di aver capito in questi due anni, da poco conclusi, che si suggerisce una percentuale di carbonio più alta, data la maggiore reattività, mentre sulle onde si consiglia una percentuale minore, in quanto rende l’albero più resistente; per tutto quello che ho scritto, soprattutto l’ultima parte, mi appello al beneficio d’inventario perché si tratta di argomenti di cui si sente di tutto e di più, per questo mi sono limitata a basarmi solo su quanto riportato da Tricktionary che di sicuro non sbaglia.
Ah, quasi dimenticavo, misure delle vele: si sente dire talvolta che “chi non sa planare, usa le vele grandi”; non è così, o meglio, chi usa le vele grandi non necessariamente non è in grado di planare con le vele piccole, ma certamente cerca emozioni differenti: con una nove metri si plana anche con pochi nodi.
Le vele piccole, specie quelle disegnate con canoni moderni, richiedono qualche nodo in più, non molti per la verità, sono molto leggere e rendono più facili le manovre: sta, come sempre, alla tecnica del rider sfruttarle al meglio per aumentare la velocità durante la planata che, oggettivamente, non sarà mai paragonabile a quella di una nove metri (ho scelto volutamente una misura estrema).
Di più non mi sento di aggiungere …
Mille smacks.
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