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29 Gennaio 2011 alle 11:49 #8155
Considerazioni sul futuro (del windsurf ma non solo)
Scritto da Paolo MaggiengaAnche questa stagione windsurfistica, almeno per quel che riguarda i laghi, sta volgendo al termine. Iniziano ad apparire le immagini e le specifiche dei nuovi materiali e, come sempre, leggiamo con curiosità tutte le belle notizie che i produttori ci comunicano a proposito del nostro futuro: si plana prima, si va più forte, si stramba meglio, si tiene la vela con più vento. Ottimo direi. Per chi però, come noi, prova un certo numero di attrezzature ogni stagione, sarà l’abitudine, saranno i troppi anni di windsurf ma l’impressione è che sia in atto una pesante stagnazione tecnica. Mi spiego: senza nulla togliere agli sforzi dei produttori per migliorare costantemente i prodotti, le differenze di anno in anno si assottigliano e siamo arrivati al punto in cui è davvero difficile affermare serenamente che la tavola o la vela di quest’anno è veramente meglio del precedente modello. Sicuramente per i pro o per amatori di altissimo livello le migliorie si faranno sentire. Per il “surfista della strada” però non è così. Mi verrebbe da dire che “tutto va bene e niente va meglio”. Cerchiamo di analizzare con maggior precisione la faccenda, evitando se possibile di cadere nei luoghi comuni. E’ palese che il livello tecnico raggiunto dalle attrezzature è talmente alto e consolidato da non concedere molto margine per migliorie “epocali”. L’ultima grande rivoluzione che le tavole ricordino è quella che ha portato dal concetto del lungo e stretto a quello del corto e largo. Da quel momento in poi, si è cercato di affinare il concetto, prima grossolanamente poi con finezza sempre maggiore, fino a raggiungere gli standard attuali. Al momento attuale però, salvo qualche attrezzo di nicchia (vedi lo Starboard Atom), nihil novi sub sole. Neppure in campo velico si notano grandi novità, salvo forse una (buona) tendenza a razionalizzare le linee che, in alcuni casi, erano diventate talmente variegate da rendere difficilissimo capire quale fosse il modello adatto alle esigenze di ciascuno. Detto ciò, facciamo un esempio banale: il surfista Caio ha acquistato nel 2009 una nuova tavola e una nuova vela. Entrambe gli attrezzi sono conformi alle esigenze di Caio e in buone condizioni (in fondo hanno un paio di stagioni sulle spalle, non dieci anni). Qual è il motivo per cui Caio dovrebbe essere spinto a sostituire il proprio materiale con i modelli più recenti? Prima di rispondere “nessuno”, avanzo subito l’ipotesi passionale. E’ il nostro sport, sono i nostri giocattoli, ci piace averli , ci piace cambiarli, ci piace guardarli. Il problema è che costano, e tanto. Per cui la passione può colpire molti soggetti ma trova realizzazione solo in un limitato numero di casi. Per tutti gli altri resta un discorso di curiosità o di letture serali di riviste specializzate. L’altro motivo è il guasto: una vela si rompe sugli scogli, una tavola prende una bomata fatale a seguito di una catapulta ecc. Anche in questo caso però i numeri sono esigui. L’unica vera spinta che potrebbe muovere all’acquisto anche i più restii sarebbe il fatto di possedere qualcosa di veramente obsoleto dal punto di vista tecnico. Sapere che al mondo esiste qualcosa che è infinitamente meglio di ciò che si possiede è un ottimo argomento per arrivare alla decisione di fare acquisti. Tiriamo perciò le somme: niente (vere) novità, niente (o quasi) vendite. Niente vendite niente soldi. Niente soldi niente ricerca. Niente ricerca niente (vere) novità. E il cerchio si chiude inesorabilmente. C’è una via d’uscita? Qui il condizionale è d’obbligo: potrebbe esserci. Ad avviso di chi scrive, il primo, fondamentale passo sarebbe la destituzione istantanea del concetto di nuova stagione. Nessuno cambia un’auto perché s’è fatto autunno. E’ indispensabile che i produttori inizino a proporre le novità non su base annuale ma su base tecnica. Quando si è fatto davvero qualche passo avanti, cioè quando è certo, appurato, accertato che il modello nuovo va MOLTO meglio del modello precedente, allora e solo allora lo si introduce sul mercato. Ciò comporterebbe una serie innumerevole di vantaggi: un risparmio enorme per i produttori, meno stress e più serenità per i progettisti, un aumento istantaneo del valore dell’usato (con conseguente maggiore attrattiva del nuovo: se vendo bene l’usato, sono più invogliato a comprare il nuovo). L’altra indispensabile, sempre a mio avviso, considerazione da fare è sull’opportunità di sperimentare strade davvero nuove. Ciò è conseguenza diretta del risparmio succitato, che lascerebbe al produttore maggiore agio nella ricerca. Non tutte le ciambelle vengono col buco, questo è chiaro, ma anche insistere scopiazzandosi a vicenda o seguendo come pecore l’input dei pesci grossi non porta a molto. Chi ha detto che non esiste un concetto di shape migliore di quello attuale? Anche quando c’erano le tavole strette tutti le facevano strette, eppure è arrivato il giorno in cui qualcuno ne ha fatta una larga e corta. Non è forse accaduto anche nello sci con il carving? Solo la ricerca, la fantasia e il genio possono produrre rivoluzioni tecniche. Ma nel momento in cui uno shaper ha il fiato sul collo perché deve sfornare ogni anno la nuova linea moda autunno inverno duemilaesverza, di tempo per testare progetti innovativi gliene resta ben poco. Per anni, sul windsurf, ho praticato con piacere la disciplina dello speed. Quello che però mi sento, in tutta onestà, di consigliare adesso a chi produce i nostri giocattoli è di rallentare. Di fermarsi un attimo a pensare, magari in riva a quelle magnifiche spiagge dove fanno i test dei materiali. Di guardare il susseguirsi delle onde, di sentire il vento, di chiudere gli occhi e di sognare. Solo così i loro sogni diventeranno i nostri sogni, le loro follie diventeranno le nostre domeniche di piacere, le loro visioni diventeranno le nostre nuove realtà. Il windsurf è nato come sogno, sogno di volare sull’acqua, di volare nel vento, di volare sulle onde. E’ arrivato il momento di riscoprire le origini e di fermarsi a sognare. Altrimenti non ci sarà più differenza tra una sessione mitica nelle onde di Maui e una grigia mattina in ufficio. L’uomo, si sa, senza i sogni è perduto. Il windsurfista più dell’uomo, perché del suo sogno ne ha fatta una passione.
Bene, ho lanciato il guanto. Siete tutti invitati a dire la vostra, surfisti, pro(duttori), pro(fessioniti), pro(zie) e pro(zii) plananti. E' con il dialogo che si costruisce il futuro, diamoci dentro!
29 Gennaio 2011 alle 13:19 #8156Pensavo che avessimo l'esclusiva per quanto riguarda i guru ( vedi Zizza ) ma vedo che che così non è.
Comunque questo Paolo Maggienga esprime idee che per quanto mi riguarda approvo in toto.29 Gennaio 2011 alle 14:00 #8157Carissimo FEDE…l'articolo che abbiamo letto è poco piu' che carta straccia, un'offesa ai tanti atleti che vanno in acqua quasi tutti giorni per provare prototipi di tavole vele..alberi…e quant'altro…voglio ricordare il nostro amico Atzeni Efisio e il suo prototipo del boma senza manglia…me ne aveva parlato nel 2005…mi sembra sia in produzione quest'anno..o l'anno scorso..insomma l'idea di sei sette anni fà, ha trovato realizzazione solo da poco…
ma per muovere tutto questo, servono passione, e soldi…quelli che non arriverebbero da un mercato bloccato…con tavole sempre uguali…poi…quante auto che abbiamo avuto, ce le hanno cambiate…con i Restyling…solo per farci sentire che abbiamo un modello vecchio…e magari cambiano una cromatura o poco altro…E' così e sarà sempre così, questa è una logica commerciale, ma in parallelo la "vera ricerca" continua …finanziata da un mercato vivo…
Lla persona che ha scritto l'articolo brancola nel buio perfino nei principi basilari dell'economia…e ignora la psiche umana media…quella su cui si punta…e puntano la maggior parte della Factory…
Perchè credi che ho usato tanto le ezzy e le usero' ancora, perchè sono sicuro che non compro aria fritta…ma un prodotto valido con cui
non avro' problemi…le Ezzy '97 vanno ancora da Dio…..e ritrovi anche nel 2011 accorgimenti di allora…PER ME ATTUALMENTE LE MAGGIORI PERFORMANCE CE LE DANNO GLI ALBERI DI NUOVA GENERAZIONE…è un mio parere tuttavia alcune persone con cui mi sono incrociato lo stanno capendo…
del resto alcune case, complice la crisi, decidono di non fare sempre tutti modelli nuovi…e quelle che cambiano i colori ai loro ferzi..ma lo shape è uguale…sappiamo quali sono….tuttavia, credo siamo tutti liberi e intelligenti per aquistarle consapevolmente…
altra cosa è strillare sui vari siti…che sono una novità importante…
se davvero vanno bene dimostriamolo in h2O e non dicendo che sono potenti..che magai siamo fuori con mezzo metro di vela in piu'…^__^in quanto a te…vai in acqua al piu' presto…ti farà bene ^__^
ed ecco le point Seven…………..io sono nessuno, un buffone o poco piu'…tuttavia ripeto per l'ennesima volta..e mandatemi aff..
che quel giorno di giugno che ho provato la mia swell 5,3 sono rimasto stupito…e pian piano qualche mio amico..che reputo intelligente e moolto piu' bravo di me…si e' accorto che sono un'innovazione notevole…
parere mio…ovvio…e………..
ricordo il Luglio 1993 quando mi presentai all'irom con la gaastra MW Five 5,8……….a parte ilGrande Dado…e pochi altri, tutti avevamo una vela camberata…e mi prendevano in giro…ad es. un velaio che lavorò da Peter…mentre montava la 6,5 can camber…un giorno di scirocco pieno…io armavo la 4.8 MW five…disse ma dove vai con quella vela………eppure planavo a stecca…^__^
forse qualche volta son riuscito a precorrere i tempi…o forse son solo fortunato…non so…cioè..lo so ma non posso scriverlo.un saluto a tutti…anche se non son piu' socio…^__*
29 Gennaio 2011 alle 14:52 #8159La realtà è ben diversa dalle idee romantiche di un surfista.
Le aziende restano in piedi se vendono i loro prodotti ed ogni anno o stagione devono inserire sul mercato prodotti che stimoli il potenziale cliente a spendere i propri soldi.
Questi articoli nel gergo del marketing si chiamano “beni di consumo emozionale “, in pratica sono dei prodotti che in realtà non abbiamo bisogno ma che comunque siamo talmente attratti dal possederli che alla fine mettiamo le mani nel portafogli.
Se acquistassimo una tavola ogni 10 anni esisterebbero ben poche aziende in grado di produrle, con la conseguenza di un notevole ulteriore aumento dei prezzi a causa della scarsa concorrenza e minori risorse per la ricerca e l’innovazione.
A conti fatti ben venga la costante offerta di tavole, vele, alberi, boma e tutti quei giocattolini che tanto ci piacciono e che ci consentono di praticare questo meraviglioso sport.
…..e poi non mi divertirei più a leggere le discussioni tra Luke e Zizza se meglio la ezzy piuttosto che la P7 o la NP, le due, tre o quattro pinne sulle tavole….anche questo aiuta a far trascorrere le giornate fredde invernali. 😉
29 Gennaio 2011 alle 15:39 #8162Guelfo, se ti rispondessi come mi verrebbe spontaneo, ricadremmo nelle solite viziose chiacchere da "Awiv Bar Forum", dico solo: non ho preso per oro colato ogni parola dell'articolo, sono pochi (e non i più lampanti) i concetti su cui soffermarsi. Punto
PS: Te go ditto che se no vegno in acqua xe perché no posso! La magia è alle porte, mettitela via… O sarai marchiato con la esse di… Lui…
Ho fatto le analisi del sangue, ecco l'esito: http://www.valori-alimenti.com/nutrizionali/tabella43382.php
29 Gennaio 2011 alle 16:26 #8163sono stato all'ESSElunga, ho trovato succo di qualità…direi che per certi versi l'articolo non mi trova negativo, difatti non sai lamia storia..ho comprato spesso la stessa tavolaper anni…
3 tiga slalom 260 65 litri
3 F2 sunset slalom 272 105 liti
3 mistral screamer 277 103 litri…erano shape uguali cambiavono i colori…perchè le compravo? mi si sgretolavano…sotto i piedi ^__^
rimettiti presto, mi piacerebbe vedervi sulla neve….. vedremo..
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